Per gran parte della mia vita sono stato curioso del mondo, non tanto per conoscere le cose quanto per capirle e, in vari momenti, ho cercato di soddisfare questo desiderio, di solito divorando ogni libro disponibile sull’argomento. Leggevo tutti i libri della biblioteca che mi sembravano utili e, poiché all’epoca viaggiavo molto, visitavo tutte le librerie raggiungibili in ogni città e compravo tutti i libri che sembravano sapere cose che io non sapevo. Una volta avevo una biblioteca di molte migliaia di libri.
Ad esempio, un tempo ero affascinato dalle pietre preziose e dalle perle, senza una buona ragione che io possa ricordare, ma ho seguito il mio modello e ho letto e comprato tutto quello che ho trovato. Di certo, durante questo processo ho acquisito conoscenze. Posso facilmente individuare i difetti di una pietra tagliata o di un filo di perle naturali e sono in grado di sfidare Tiffany sul colore tiepido di quelli che vendono come smeraldi. Tuttavia, nel mondo reale sono un dilettante, che forse sa un po’ di più di un profano medio, ma di scarsa o nulla importanza per gli addetti ai lavori. Anche in questo caso, non si trattava tanto di una ricerca di conoscenza quanto di una ricerca di comprensione. Non cercavo tanto di sapere tutto, quanto di “capire” il mondo delle gemme e delle perle. Ciononostante, il processo è servito allo scopo e può essere considerato una ricerca.
Ma qui c’è un’insidia. Quando facciamo ricerca sul mondo naturale, ci troviamo per lo più in un contesto di fatti. Le scienze, la geografia, le manifestazioni fisiche e materiali della natura, sono in gran parte, se non spesso del tutto, fattuali. Non ci mentono. C’è poco spazio per i pregiudizi o le opinioni su ciò che accade quando facciamo cadere una palla da bowling o sulle questioni relative alla formazione e alla crescita dei cristalli o delle perle. Pertanto, la lettura di libri scritti da esperti o professionisti può insegnarci tutto ciò che vogliamo sapere e darci tutta la comprensione che desideriamo.
Tuttavia, le cose cambiano quando entriamo nel mondo dell’uomo, o almeno in quella parte influenzata dall’uomo, perché non abbiamo più a che fare con manifestazioni concrete della natura, ma entriamo in un mondo di interpretazioni e opinioni, forse tante e diverse quante sono gli uomini che le esprimono. E adesso, il metodo tradizionale di ricerca per acquisire la conoscenza fallisce perché non serve più per insegnarci ma per indottrinarci.
Per fare un esempio facile, possiamo considerare il libro “The Rise and Fall of the Third Reich” (L’ascesa e la caduta del Terzo Reich) di William Shirer, pubblicato nel 1960 da Simon & Schuster negli Stati Uniti, vincitore di premi e promosso in capo al mondo come pochi libri nella storia dell’editoria. Forse sono poche le persone di almeno due generazioni che non hanno letto questo libro, e per molti potrebbe essere l’unico libro che abbiano mai letto sull’argomento.
Il problema è che non stavamo leggendo un libro sulla storia della Germania e delle guerre; stavamo invece leggendo un manuale di istruzioni di 1.249 pagine che ci diceva cosa William Shirer voleva che pensassimo della Germania e delle guerre. E non è la stessa cosa. Il libro di Shirer è, nel migliore delle ipotesi, parziale, con una trama che si basa su impalcatura narrativa non collegata alla Germania.Non è proprio una favola, perché contiene molti fatti, ma ne distorce anche molti, ne omette altri di grande importanza, tesse fili che esistono a malapena in un fitto tappeto, afferma opinioni oziose come fatti e interpreta il tutto per adattarsi alla linea narrativa predeterminata. È stato Shirer a diffondere l’idea, oggi ridicolizzata, che i tedeschi usassero il grasso degli ebrei per fare il sapone, ed è quasi interamente responsabile dell’illusione (creata da Wiesenthal) che i nazisti sostenessero che i tedeschi fossero una “razza dominante”, un’affermazione che doveva sapere essere una completa menzogna.Per certi versi, la sua è più vicino a un’opera di finzione che a una storia vera e propria e Shirer è più vicino a essere un venditore di olio di serpente [sinonimo negli USA di ciarlatano e truffatore, ndt] che a uno scrittore.
Questo non è un caso che riguarda solo Shirer. Ogni libro di storia è in qualche misura colpevole di queste accuse e praticamente tutte le interpretazioni sono offuscate dall’ideologia o dalle preferenze o semplicemente da convinzioni personali. Non è necessario che gli autori siano deliberatamente disonesti per contenere questi difetti; è sufficiente che siano stati scritti da un essere umano. Se consideriamo il tomo di Carroll Quigley “Tragedia e speranza”, troviamo gli stessi problemi. Ho grande rispetto per Quigley e direi che il 75% di quel libro è accurato e prezioso. Ma il restante 25% è quasi altrettanto negativo di quello di Shirer. Mi è sembrato che, quando si affrontano direttamente le questioni della Germania e delle guerre, un pilota automatico assuma il controllo della mente di Quigley e inserisca un quadro di una “Germania cattiva” in cui doveva essere inserito qualsiasi fatto. Allo stesso modo, anche Noam Chomsky, un’altra persona che stimo e che ha scritto molto di grande valore per l’umanità, ha grossi punti ciechi.
Ho letto molti libri che assomigliano a una tesi di laurea o di dottorato, in quanto sono semplicemente una rassegna della letteratura disponibile, che ci dice ciò che molti altri hanno scritto su quell’argomento, ma che in molti casi contribuisce poco ad accrescere il bagaglio di conoscenze o che per questo procedimento vengono proscritti dalle istituzioni. Pertanto, in una ricerca della verità storica, questi sono i posti peggiori da cui iniziare.
C’è un altro fattore che complica la faccenda, ovvero che noi umani abbiamo spesso la tendenza a credere che se sappiamo qualcosa, sappiamo tutto. Non abbiamo bisogno di guardare molto lontano per trovare uno scrittore di un buon articolo che improvvisamente crede di poter scrivere con autorità su qualsiasi argomento. Funziona anche al contrario, nel senso che crediamo troppo facilmente che se una persona sa molto su un certo argomento, deve essere esperta su tutto. È ridicolo e doloroso guardare un conduttore di telegiornale che chiede sinceramente l’opinione di uno Steve Jobs sulla foresta amazzonica, semplicemente perché l’uomo ha progettato un bel cellulare. E cosa ne sa una Greta di 16 anni, come si chiama, di tutto?
Che fare allora? Se sono un principiante e voglio imparare la storia della Germania, a chi mi rivolgo? Ogni libro di storia accettato sull’argomento presenta una serie di gravi difetti e non sono in grado di sapere quali siano o dove si trovino. Peggio ancora, se leggo un solo libro su un qualsiasi argomento storico, ad esempio “Il Terzo Reich” di Shirer, potrei rimanere segnato per sempre da ciò che ho letto per la prima volta e potrebbe risultare in seguito estremamente difficile cambiare idea nonostante la scoperta di prove inconfutabili che contraddicono le mie opinioni e convinzioni formulate all’inizio. Non ho modo di difendermi.
Fortunatamente, il mio interesse per la storia era obliquo piuttosto che frontale, e ho acquisito accidentalmente gran parte della mia prima istruzione non leggendo tutti i libri di testo accettati e politicamente corretti, ma navigando su siti web di secondo e terzo livello, leggendo brevi articoli, in particolare quelli con commenti dei lettori, e fonti simili. Alla fine ne ho visti abbastanza e ho iniziato a fare ricerche indipendenti su argomenti specifici minori che destavano il mio interesse – come la possibile esistenza di informazioni prima dell’attacco a Pearl Harbor, il cui interesse è stato risvegliato dai continui riferimenti a questa conoscenza antecedente che era effettivamente nota ai livelli più alti ma che non era stata comunicata a Pearl Harbor. Nessuna di queste informazioni compariva in alcuna parte dei testi autorevoli di storia e probabilmente nemmeno in quelli non rispettati, eppure si sono rivelate vere.
Da quel momento in poi ho seguito questo schema, evitando deliberatamente i libri di testo accettati su un argomento di mio interesse e cercando invece altre fonti. Ammetto subito che molte, o addirittura la maggior parte, di queste fonti sono almeno in parte, se non del tutto, spazzatura, articoli scritti da fanatici, teorici della cospirazione, dilettanti, ignoranti, grandi ignoranti, sempliciotti e altri simili. Inoltre, gran parte, e soprattutto i commenti dei lettori, sono costituiti da deliberata disinformazione. Ma non tutti, e in questo semplice fatto risiede una grande salvezza.
Consultando tutte queste fonti secondarie e terziarie, ho appreso quali fatti storici erano generalmente accettati e quali erano contestati, e per la maggior parte dei “fatti della storia” ho incontrato anche molteplici quadri di riferimento, centinaia di opinioni e interpretazioni diverse e alcune autentiche pepite d’oro. Spesso queste pepite consistevano in poco più di un breve commento di sfuggita da parte di un lettore interessato, ma mi facevano scoprire un aspetto di un evento storico di cui non conoscevo l’esistenza.
E da tutto questo, alla fine non è stato difficile identificare gli ideologi e i troll e distinguere la spazzatura dal resto. Potrei ancora non conoscere la verità di un evento storico, ma avrei molti fatti, sapendo quali sono in discussione e quali no, e in generale conoscerei il quadro di un evento, che è stato inavvertitamente controllato da migliaia di persone, tra cui i più intelligenti. Ora, quando leggo il libro di Shirer, mi appare subito evidente che mescola opinioni e fatti, che importanti fatti accettati vengono semplicemente omessi dal suo racconto, e mi rendo subito conto che, per quanto colto possa apparire l’uomo, in realtà mi sta facendo propaganda invece di insegnarmi la storia. Ma ora sono in grado di difendermi.
Questi commenti possono sembrare strani a un lettore medio, ma la loro saggezza nella loro applicazione è ben dimostrata. Se guardiamo i commenti su siti web come questo, probabilmente il 95% è fuori tema o è malfatto in qualche modo, ma possiamo anche riconoscere i pochi commenti intelligenti e ragionati, privi di pregiudizi e opinioni, che si aggiungono non solo alla nostra conoscenza ma anche alla nostra comprensione.
Quest’ultimo punto merita una spiegazione. Io considero la conoscenza e la comprensione come due cose molto diverse, come chi vede gli alberi o la foresta. Ci sono molti libri scritti sulla Germania o sulla guerra nel Pacifico in cui l’autore ha chiaramente una grande conoscenza dell’argomento ma, altrettanto chiaramente, non capisce davvero nulla di ciò che è accaduto o del perché è accaduto in quel modo. Come ho scritto all’inizio, la mia non era tanto una ricerca di conoscenza quanto una ricerca di comprensione. Ci sono almeno centinaia di migliaia, se non centinaia di milioni, di persone che ne sanno più di me sulla Germania e sulla guerra, ma la mia comprensione complessiva di quegli eventi potrebbe non essere all’altezza di molte di quelle persone.
In questo contesto potrei citare David Irving, uno storico quasi senza eguali, almeno sotto certi aspetti. Eppure, pur ammettendo che le sue conoscenze sono estreme, è chiaro che ci sono cose che non ha capito molto bene. Non lo biasimo. Si è attenuto rigidamente ai documenti originali, riportando fedelmente ciò che ha scoperto e documentandolo in modo irreprensibile, ma a causa di questo stesso rigore a volte si concentrava così tanto sugli alberi da perdere di vista la foresta.
Le conseguenze del bombardamento di Dresda. Fonte
Ad esempio, in base ai suoi documenti, concluse che a Dresda morirono tra le 150.000 e le 200.000 persone, ma gli sfuggirono molti fattori, al di fuori della sua “documentazione originale”, che avrebbero dovuto portarlo a concludere che il numero di morti era molto più alto. Per prima cosa, gli americani bombardarono ogni città nel raggio d’azione di Dresda, spingendo i rifugiati verso quella città, e bombardarono ogni strada e ferrovia alternativa che avrebbe potuto consentire il passaggio verso altre direzioni. Ci sono ampie prove che forse 600.000 rifugiati tedeschi si affollarono a Dresda in tempo per l’attacco finale, e molti rapporti, non presenti nei documenti originali di Irving, affermano che gli americani bombardarono ogni colonna di rifugiati che si dirigeva a Dresda ma che poi non arrivava, compresi i convogli di ambulanze. Hanno persino bombardato tutti gli animali dello zoo di Dresda. È vero che il numero finale di vittime è in discussione, ma è probabilmente molto più grande di quanto indicato da Irving. Se si fosse soffermato di più sul quadro generale del bombardamento notturno e dell’incenerimento, e avesse considerato tutti i fattori circostanti, avrebbe potuto giungere a una conclusione molto diversa, anche se non così saldamente documentata come tutte le altre nelle sue pagine. Direi che l’uomo aveva, almeno in alcuni casi, una conoscenza senza comprensione.
È molto facile per noi trovare un libro di storia su quasi tutti gli argomenti che catturano il nostro interesse, cedere alla lettura e, per qualsiasi motivo, convincerci di aver letto “l’opera definitiva” su quell’argomento e poi chiudere ostinatamente la mente anche ai fatti più evidenti e contraddittori, insistendo fino alla morte che tutto ci è noto su quell’argomento quando in realtà molto di ciò che “sappiamo” è irrilevante o semplicemente sbagliato, e può omettere alcuni degli elementi più importanti che cambiano completamente il quadro. Non è facile per nessuno di noi mantenere una mente aperta, specialmente su argomenti storici che evocano emozioni – come la maggior parte di noi è incline a fare.
Non posso concludere senza ammettere che quella che ho presentato qui è un’immagine digitale, un ritratto in bianco e nero dell’informazione, mentre il nostro mondo reale è analogico – con infinite sfumature di grigio. Il mondo della scienza è in gran parte, ma non del tutto, fattuale. Il mondo della fisica, soprattutto per quanto riguarda la relatività, è a volte sovraccarico di opinioni e pregiudizi, così come può esserlo l’astronomia. E nel mondo dell’uomo possiamo individuare opere di minima parzialità che forniscono basi affidabili per la nostra conoscenza e comprensione.
Tuttavia, le generalizzazioni sono valide e questo richiede cautela sia per i lettori che per gli scrittori. Nessuno dei due può credere a tutto ciò che legge, ma spetta al ricercatore e allo scrittore fare del proprio meglio per mantenere l’onestà e l’integrità, per non classificare le opinioni come fatti, per riconoscere e ammettere le teorie che sono in discussione e, soprattutto, per cercare la verità o non cercarla affatto. A mio parere, è inconcepibile che un autore o un giornalista rispettato dai media (o un attore famoso e ammirato) utilizzi questa piattaforma di rispetto per propagandare e indottrinare i lettori fiduciosi con storie che sono di fatto false. Potrei citare alcuni nomi molto importanti, ma non ne sarebbero contenti. E per i lettori, il compito è quello di evitare la tentazione di cercare solo articoli o fatti che concordino con le nostre predilezioni e di affrontare la possibilità che ciò che pensiamo possa essere sbagliato. Come ha scritto qualcuno, “sarebbe meglio non sapere tante cose che sapere tante cose sbagliate”.
Chiudiamo con un esempio concreto tratto dal mondo del COVID-19:
Diversi autori hanno pubblicato articoli su questa piattaforma elogiando la Svezia come paese manifesto per il controllo del virus, lodando appassionatamente gli svedesi per il loro penetrante discernimento e buon senso nel lasciare il paese aperto, e usando questo come prova inconfutabile che le quarantene e l’isolamento sono controproducenti. Allo stesso tempo, molti commentatori offrono la Svezia come prova che le chiusure sono dannose per la salute pubblica.
Ma ecco i fatti:
Ho arrotondato tutti i numeri per facilitarne la lettura; gli arrotondamenti sono irrilevanti per il risultato. Si può vedere chiaramente dalle statistiche che, mentre la Svezia ha il doppio della popolazione degli altri tre Paesi nordici, ha da 3 e 10 volte il numero di infezioni da virus e tra 8 e 16 volte il numero di decessi. Gli altri tre Paesi hanno imposto quarantene e altre misure, mentre la Svezia non lo ha fatto. Quindi, su quale base la Svezia può essere usata come un ideale per qualcosa? Non può esserlo. Su questa base di confronto, la Svezia è un disastro.
Propaganda, indottrinamento e vendita.
Quali conclusioni ne ricaviamo? Principalmente che né gli autori né i lettori sono interessati alla verità, ma sono invece concentrati solo sulla vendita di un punto di vista ideologico sull’inutilità delle quarantene, incuranti del fatto che le loro premesse non sono solo false, ma ridicolmente false. Pochi ignorano le vere statistiche e a nessuno apparentemente importa. Eppure questo è il tipo di “ricerca” che si fa strada quotidianamente nei media tradizionali e annualmente nei libri di storia. È tutto indottrinamento, propaganda e vendita, il suo rapporto con la verità è al massimo labile e spesso totalmente inesistente, come in questo caso.
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