IT — LARRY ROMANOFF –La pandemia mondiale del 1918 – Prima parte: il Rockefeller Institute e l’esercito americano

La pandemia mondiale del 1918

– Prima parte: il Rockefeller Institute e l’esercito americano

Da Larry Romanoff

By CptHook On Dic 22, 2020  

Ospedale dell’Esercito no. 4, Fort Porter, NY, durante la pandemia influenzale 1918-1919.

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Larry Romanoff – 18 dicembre 2020 – The UNZ Review

Nota: ho ritenuto utile dividere l’articolo originale in due parti distinte, fondamentalmente perché, secondo me, Romanoff tratta due diversi aspetti che è consigliabile esaminare separatamente. Il primo ha valenza decisamente storico-medica, il secondo invece è maggiormente correlato ad una specie di antenato delle attuali “fake news”.

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Un nuovo sviluppo storico che si è evoluto nel corso di alcuni anni e che ora è stato messo a fuoco grazie al Covid-19, è la cosiddetta “influenza spagnola” del 1918. Stanno emergendo rapporti e documenti ricorrenti che ci dicono che questa “più grande pandemia della storia” [1] non è stata “spagnola”, [2] non è stata una “influenza” e,[3] non si è trattato di un evento naturale, ma bensì del risultato di una manipolazione umana con i vaccini. Sicuramente c’è molto di più da scoprire, ma le prove accumulate fino ad oggi sono troppo convincenti per essere ignorate.

In parole povere, le prove che stanno emergendo supportano le ipotesi secondo cui la pandemia del 1918 fu causata da un errato programma, altamente sperimentale, di vaccinazione contro la meningite, condotto dal Rockefeller Institute (fondato dal Dr. F.T. Gates con fondi anche di J.D. Rockefeller), avviato dall’esercito statunitense a Fort Riley e da lì diffusosi nel mondo. Questo saggio cercherà di documentare brevemente le prove finora disponibili. Ci saranno naturalmente molte obiezioni ai contenuti, non solo da parte degli ideologi e dei troll, ma anche da parte di personaggi di alto rango con organi del corpo vitali che necessitano di protezione (*)

In primo luogo, non c’è mai stata alcuna giustificazione per associare la pandemia del 1918 alla Spagna. L’agente patogeno non ha avuto origine in Spagna, né la Spagna è stata la più colpita. La “storia ufficiale” più comunemente accettata dai nostri media mainstream è che in tutti i paesi, tranne che in Spagna, era in vigore una severa censura (a causa della guerra) e, conseguentemente, i fatti della pandemia circolavano liberamente solo nei media spagnoli; era quindi “naturale” riferirsi a questa come all’influenza spagnola. Da questo ragionamento, dato che tutti noi sappiamo che gli Stati Uniti hanno almeno il 125% di libertà di parola e meno lo stesso grado di censura, dovremmo ribattezzare il Covid-19 “la maledizione americana” (questo può ancora accadere, per altri motivi più validi).

In ogni caso, esistono prove documentate, sempre più voluminose e sempre più solide, che questa epidemia ha avuto origine a Fort Riley, in Kansas, negli Stati Uniti. I teorici della cospirazione e i revisionisti storici non possono più cambiare questa situazione.

La pandemia del 1918 fu probabilmente la peggiore che il mondo avesse mai visto, certamente per secoli. Infettò circa 500 milioni di persone e ne uccise almeno 50 milioni in tutto il mondo. L’attuale “narrazione ufficiale” (ancora una volta) è che fu causata da “un virus H1N1 originatosi negli uccelli” (che non è comunque una “influenza”), e la sua unica tenue connessione con gli Stati Uniti è che fu “identificata per la prima volta negli Stati Uniti tra il personale militare” nella primavera del 1918. Queste affermazioni sembrano false. In un rapporto del 2008, il NIH (equivalente del nostro ISS, n.d.t.) statunitense ha ammesso che la maggior parte dei decessi non era stata causata da una “influenza” né da alcun virus aviario, ma bensì da una polmonite batterica [1].

I dettagli degli studi lo confermano ampiamente, e persino il Dr. Anthony Fauci dice: “Siamo completamente d’accordo sul fatto che la polmonite batterica ha avuto un ruolo importante nella mortalità della pandemia del 1918” [2], [3] [4] [5]. Infatti, si afferma ora che la ragione per cui la moderna tecnologia medica non è mai stata in grado di identificare il “ceppo di influenza killer” di questa pandemia è stato perché l’influenza non era il killer. Potrebbe essere ovvio per noi, oggi, perché sappiamo che l’influenza attacca i giovani, gli anziani e gli immuno-depressi, mentre l’influenza “spagnola” attaccava le persone sane nel fiore degli anni, che è quello che fa una polmonite batterica.

Anche in questo caso, la narrazione ufficiale ci dice che, a causa dei movimenti di truppe dovuti alla guerra, l’agente patogeno si è diffuso in tutto il mondo. Ma l’attuale tesi emergente è che i movimenti delle truppe potrebbero essere stati irrilevanti perché il Rockefeller Institute, con una combinazione di fretta e presunzione, “inviò il suo siero sperimentale anti-meningococco in Inghilterra, Francia, Belgio, Italia e molti altri paesi, contribuendo a diffondere l’epidemia in tutto il mondo“. Sembra certamente il principale sospettato, e possiamo capire la riluttanza dell’OMS e del CDC di oggi a rivelarlo alla stampa popolare. Come ha scritto il dottor Kevin Barry:

“Sarebbe molto più difficile sostenere il mantra della commercializzazione dei “vaccini salva-vita” se [si confermasse che] un esperimento di vaccino originario degli Stati Uniti … ha causato la morte di 50-100 milioni di persone”. Inoltre, affermare che “l’American Rockefeller Institute for Medical Research, con il suo vaccino sperimentale contro il meningococco batterico, potrebbe aver ucciso 50-100 milioni di persone nel 1918-19” è uno slogan commerciale molto poco efficace [6].”

La pistola fumante

Secondo il documento del 2008 dell’Istituto Nazionale della Salute, la polmonite batterica risulta essere stata il colpevole in un minimo del 92,7% delle autopsie del 1918-19 esaminate. È probabilmente superiore al 92,7%. I ricercatori hanno esaminato più di 9.000 autopsie, e “non ci sono stati risultati negativi (in quanto a batteri) nelle colture polmonari“. “… Nelle 68 serie di autopsie di qualità superiore, in cui si poteva escludere la possibilità di colture negative non dichiarate, il 92,7% delle colture polmonari autoptiche era positivo per ≥1 batterio. … in uno studio su circa 9.000 soggetti che sono stati seguiti dalla presentazione clinica con l’influenza alla risoluzione o all’autopsia, i ricercatori hanno ottenuto, con tecnica sterile, colture di pneumococchi o streptococchi da 164 di 167 campioni di tessuto polmonare.

“Erano presenti 89 colture pure di pneumococchi; 19 colture da cui sono stati recuperati solo streptococchi; 34 che hanno prodotto miscele di pneumococchi e/o streptococchi; 22 che hanno prodotto una miscela di pneumococchi, streptococchi e altri organismi (in particolare pneumococchi e streptococchi non emolitici); e 3 che hanno prodotto solo streptococchi non emolitici. Non ci sono stati risultati negativi della coltura polmonare” [2]. Pneumococchi o streptococchi sono stati trovati in “164 su 167 campioni di tessuto polmonare” esaminati con l’autopsia, cioè il 98,2%. Il batterio era l’assassino [6].

I volumi del 1918 e del 1919 del Journal of the American Medicine Association includono molti articoli sulle cause, la prevenzione e il trattamento dell’influenza. Più e più volte gli investigatori si meravigliavano della sporadica presenza di ‘B. influenzae’ nei malati, notando la sua presenza in individui sani e osservandola in altre infezioni quali il morbillo, la scarlattina, la difterite e la varicella.” In un articolo gli autori scrivono: “Non sembra esserci alcuna giustificazione per la convinzione che l’epidemia sia dovuta al bacillo dell’influenza, che è probabilmente un invasore secondario e ha più o meno la stessa relazione con i casi di influenza che con le infezioni respiratorie di tipo diverso” (Lord 1919) [7].”

Questo sembra essere il punto di partenza della storia

A seguito allo scatenarsi di un’epidemia di meningite a Camp Funston, Kansas, nell’ottobre e nel novembre del 1917, fu intrapresa una serie di vaccinazioni anti-meningite su soggetti volontari di quel campo [8]. All’epoca le vaccinazioni (e forse gran parte della scienza medica in generale) erano agli inizi, un territorio molto poco conosciuto. In particolare, lo stesso Dr. Gates (si veda la nota 8) osserva che prima di questo periodo, “i vaccini contro il meningococco non sono stati ampiamente utilizzati come profilassi per l’immunizzazione, e nella letteratura si trovano solo pochi riferimenti relativi alle esperienze di vaccinazione“. Egli riferisce inoltre che i pochi casi citati avevano avuto reazioni “molto gravi” ai vaccini, che erano completamente sperimentali.

In questo caso, il Rockefeller Institute, che sembra essere il luogo in cui hanno avuto origine gli esperimenti iniziali di questo speciale compartimento del vaso di Pandora, aveva ideato un vaccino sperimentale ed era comprensibilmente ansioso di “vedere cosa succede”. A quanto pare si trattava di un vaccino antibatterico piuttosto rozzo che veniva fatto ai cavalli. Non ho la competenza medica per commentare la parte equina, ma altri più esperti hanno suggerito che questo potrebbe non essere stato il metodo migliore. Un enorme vantaggio della guerra per il Rockefeller Institute fu che l’esercito americano passò da poco più di 250.000 a 6.000.000.000 di uomini, mettendo così a disposizione del “Rockefeller Institute for Medical Research” un enorme bacino di cavie umane per condurre esperimenti sul vaccino.

In un articolo di 26 pagine pubblicato nel luglio del 1918 dal Dr. Fredrick L. Gates, M. D., First Lieutenant, Medical Corps, U. S. Army, scrivendo dall’Ospedale della Base, Fort Riley, Kansas, e dal Rockefeller Institute for Medical Research, New York, il Dr. Gates descrive la procedura [8].

“Per la determinazione del dosaggio e lo studio delle reazioni e della formazione di anticorpi sono stati scelti sei gruppi di circa 50 uomini ciascuno dalle varie compagnie del reggimento. I gruppi successivi hanno ricevuto dosi crescenti di vaccino in una serie di tre iniezioni a intervalli di 4-10 giorni. La determinazione del dosaggio del vaccino per i gruppi successivi è stata effettuata sulla base dei rapporti delle reazioni prodotte dalle dosi somministrate. Si è ritenuto importante aumentare gradualmente le dosi per localizzare da vicino la zona delle reazioni lievi ed evitare risultati inaspettatamente gravi.

Il verificarsi di una reazione occasionale di maggiore gravità anche con le dosi più piccole e l’aumento dell’indolenzimento locale dopo l’iniezione delle dosi maggiori di vaccino, hanno portato alla scelta di dosi relativamente più basse per la serie generale in tutto il campo piuttosto che al tentativo di spingere il dosaggio fino al limite della resistenza. L’esperienza successiva ha pienamente giustificato questa decisione. La serie preliminare di vaccinazioni, quindi, servì a stabilire il metodo di iniezione, il giusto dosaggio per la vaccinazione diffusa, le reazioni che ci si poteva aspettare come risultato delle dosi scelte e la produzione di corpi anticorpi nel siero dei soggetti vaccinati. Sulla base di questi risultati il vaccino è stato praticato a tutto il campo.

 Finora i vaccini contro il meningococco non sono stati utilizzati in modo estensivo per l’immunizzazione profilattica, e solo pochi riferimenti si trovano in letteratura relativamente alle esperienze di vaccinazione.

 Alcuni riferimenti elencati hanno, verosimilmente, manifestato reazioni gravi, il che indica che si è trattato di un vero e proprio esperimento intrusivo in un campo totalmente inesplorato.”

I risultati non si fecero attendere. “… Quattordici dei più grandi campi di addestramento avevano segnalato focolai di influenza in marzo, aprile o maggio [1918, n.d.t.] e le truppe infette portarono il virus a bordo delle navi dirette in Francia… Quando i soldati in trincea si ammalarono, i comandi li fecero evacuare dalle linee del fronte e li sostituirono con uomini sani. Questo processo portava continuamente il virus a contatto con nuovi ospiti, giovani soldati sani in cui poteva adattarsi, riprodursi e diventare estremamente virulento senza pericolo di esaurirsi.

… Prima che potesse essere imposto un divieto di viaggio, un contingente di truppe di rimpiazzo partì da Camp Devens (fuori Boston) per Camp Upton, Long Island, il punto di imbarco dell’esercito per la Francia, e portò con sé la c.d. “influenza”. Gli ufficiali medici di Upton dissero che si manifestò “all’improvviso” il 13 settembre 1918, con 38 ricoveri ospedalieri, seguiti da 86 il giorno dopo e 193 il giorno successivo. I ricoveri ospedalieri raggiunsero l’apice il 4 ottobre con 483, e nel giro di 40 giorni, Camp Upton inviò 6.131 uomini all’ospedale per “influenza”. Alcuni svilupparono la polmonite così rapidamente che i medici furono in grado di diagnosticarla semplicemente osservando il paziente senza neppure auscultare i polmoni…”[9].

Direi qui che tutte le indicazioni portano a concludere che questo evento è stato accidentale. Al Rockefeller Institute possono anche esserci stati arroganza e fantasticherie di “semi-divinità”, ma io non sono in grado di formulare tali accuse. Da tutto quello che ho visto nella ricerca su questo argomento e, anche se non posso parlare a nome del Rockefeller, l’esercito americano sembra aver affrontato la questione con sincerità, buone intenzioni e grandi speranze di evitare infezioni da meningite nelle sue truppe. Ho fatto riferimento all’articolo del dottor Gates, scritto nel 1918, e l’ho studiato ripetutamente. Da quelle letture, non ricavo alcun accenno di inganno o insabbiamento, nessuna imprudenza, nessun disprezzo per la vita dei soldati, e nessun tentativo (come vediamo oggi con i vaccini) di minimizzare o escludere i pericoli di reazioni avverse. L’intero tono del suo articolo è quello di un ufficiale medico intelligente e istruito che documenta sinceramente la situazione di un pericoloso agente patogeno e i suoi sforzi per eliminarlo. Egli è attento nelle sue dichiarazioni, documenta la cura nella [parte della] somministrazione di dosi minori e crescenti di vaccino e nel monitoraggio dei loro effetti in ogni fase. Da tutto quello che ho appreso, non posso attribuire alcuna colpa all’esercito americano in questo “esperimento”, tranne forse il fatto che si trattava, appunto, di un ‘esperimento’. Le colpe, lo spregio, gli insabbiamenti e l’inganno sono venuti dopo.

La mia lettura del periodo successivo è che sia il Rockefeller Institute che l’esercito statunitense (dopo aver condotto migliaia di autopsie) si siano resi pienamente conto di quanto era accaduto e, in termini umanamente comprensibili di fronte alla calamità che avevano inavvertitamente scatenato, abbiano deciso che la strada più prudente era quella di seppellire la verità piuttosto che affrontare l’indignazione di un mondo già esaurito dalla guerra. Non dimentichiamo che quella pandemia uccise di gran lunga più persone che la guerra stessa. In questa situazione, cosa avreste fatto? Immaginate il New York Times e il London Times che titolano “OOPS!” Credo che questa pandemia sia diventata “influenza” e “spagnola” perché mascherava sia l’origine che l’agente patogeno stesso, indirizzando il pubblico mondiale in direzioni sbagliate e attribuendo la colpa di tutto alla natura. Ma forse, dopo più di 100 anni, è giunto il momento che gli Stati Uniti mostrino un po’ di coraggio e di integrità e dicano la verità. Dopo tutto, c’è una prima volta per tutto.

Fine della prima parte.

Link: https://www.unz.com/lromanoff/the-1918-rockefeller-us-army-worldwide-pandemic/

(*) nel testo “vital body organs”, possibile che si riferisca alla possibilità che questa gente rischi un sacco di botte? n.d.t.

Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

Gli scritti di Larry Romanoff sono stati tradotti in 30 lingue e i suoi articoli sono stati pubblicati su più di 150 siti web di notizie e politica in lingua straniera in più di 30 paesi, oltre a più di 100 piattaforme in lingua inglese. Larry Romanoff è un consulente di gestione in pensione e un uomo d’affari. Ha ricoperto posizioni dirigenziali di alto livello in società di consulenza internazionali, ed è stato titolare di un’attività di import-export internazionale. È stato visiting professor presso l’Università Fudan di Shanghai, presentando casi di studio in affari internazionali alle classi senior EMBA. Romanoff vive a Shanghai e attualmente sta scrivendo una serie di dieci libri generalmente legati alla Cina e all’Occidente. È uno degli autori che hanno contribuito alla nuova antologia di Cynthia McKinney “Quando la Cina starnutisce”. Il suo archivio completo può essere consultato su https://www.moonofshanghai.com/ e https://www.bluemoonofshanghai.com/

Conttato Email: 2186604556@qq.com

Riferimenti aggiuntivi

    1. Deaths from Bacterial Pneumonia during 1918–19 Influenza Pandemic

John F. Brundage* and G. Dennis Shanks†

Author affiliations: *Armed Forces Health Surveillance Center, Silver Spring, Maryland, USA; †Australian Army Malaria Institute, Enoggera, Queensland, Australia

https://wwwnc.cdc.gov/eid/article/14/8/07-1313_article

    1. PDF of Fort Riley Study [1918]

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2126288/pdf/449.pdf

    1. American Experience, “The First Wave”, PBS

https://www.pbs.org/wgbh/americanexperience/features/influenza-first-wave/

Note

[1] Bacterial Pneumonia Caused Most Deaths in 1918 Influenza

https://www.nih.gov/news-events/news-releases/bacterial-pneumonia-caused-most-deaths-1918-influenza-pandemic

[2] J Infect Dis. 2008 Oct 1; 1987: 962–970. Predominant Role of Bacterial Pneumonia as a Cause of Death in Pandemic Influenza: Implications for Pandemic Influenza Preparedness David M. Morens, Jeffery K. Taubenberger, and Anthony S. Fauci

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2599911/

[3] https://www.newscientist.com/article/dn14458-bacteria-were-the-real-killers-in-1918-flu-pandemic/

[4] https://www.lewrockwell.com/2020/07/gary-g-kohls/the-true-story-of-the-1918-so-called-viral-influenza-pandemic/

[5] https://www.fbcoverup.com/docs/library/2008-10-01-Predominant-Role-of-Bacterial-Pneumonia-as-a-Cause-of-Death-in-Pandemic-Influenza-

Implications-for-Pandemic-Influenza-Preparedness-by-AS-Fauci-DM-Morens-J-K-Taubenberger-Jrnl-of-Infect-.pdf

[6] https://fort-russ.com/2020/05/did-psychopath-rockefeller-create-the-spanish-flu-pandemic-of-1918/

[7] https://www.historyofvaccines.org/content/blog/vaccine-development-spanish-flu

[8] A Report On Antimeningitis Vaccination

https://core.ac.uk/download/pdf/7827612.pdf

[9] Public Health Rep. 2010; 125(Suppl 3): 82–91. The U.S. Military and the Influenza Pandemic of 1918–1919; Carol R. Byerly, PhD

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2862337/

La pandemia mondiale del 1918 – Seconda parte: gli inevitabili “Coolies cinesi”

StoriaPandemiaVaccini

A cura di CptHook il 24 Dicembre 2020

Larry Romanoff – 18 dicembre 2020 – The UNZ Review

Nota: ho ritenuto utile dividere l’articolo originale in due parti distinte, fondamentalmente perché, secondo me, Romanoff tratta due diversi aspetti che è consigliabile esaminare separatamente. Il primo ha valenza decisamente storico-medica, il secondo invece è maggiormente correlato ad una specie di antenato delle attuali “fake news”.

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C’è un altro aspetto che merita di essere menzionato: il tentativo di alcuni di addossare la colpa di questo evento alla Cina. L’accusa in sé è troppo stupida per poterla confutare, ma la tratterò brevemente perché è un elemento di una vasta categoria della storia che richiede una rivelazione pubblica – quella della tratta ebraica degli schiavi.

Il collegamento tra questo argomento e la pandemia del 1918 è la teoria enunciata per la prima volta da Mark Humphries, uno storico della Memorial University of Newfoundland in Canada, che [nel 2014] scrisse che recenti scoperte confermavano che una delle storie collaterali della guerra – la mobilitazione di 96.000 lavoratori cinesi mandati a lavorare dietro le linee britanniche e francesi sul fronte occidentale della prima guerra mondiale – potrebbe essere stata la fonte della pandemia. Mentre Humphries riconosce che la sua ipotesi attende una conferma, il National Geographic non poteva aspettare e, in un articolo scritto da Dan Vergano, ha pubblicato l’accusa definendola “quanto di più simile ad una pistola fumante uno storico possa trovare“.

Non sarebbe così male, ma questo è solo l’1% del quadro dei “lavoratori” cinesi che lavorarono “dietro le linee” nei posti più strani del mondo. Bisogna dire che “l’Internazionale Ebrea” (definizione di Henry Ford, n.d.t.) , responsabile del secolo dell’oppio in Cina (con Rothschild, Sassoon, Kadoorie, Hardoon e molti altri) è stata anche responsabile del rapimento e del trasporto, come schiavi, di milioni di cinesi dal Fujian e dal Guangdong per almeno 150 anni; il motivo per cui abbiamo cinesi in tutto il mondo.

Pochi sanno che il Canale di Panama è stato costruito principalmente da schiavi cinesi rapiti da mercanti di schiavi ebrei e spediti in America Centrale. Questo è il motivo per cui ancora oggi più del 10% della popolazione di Panama è cinese. Lo stesso vale per la Grande Ferrovia di Panama, documentata in modo interessante dalla storia che dopo il completamento tutti i cinesi si sarebbero suicidati. La storia narra che una volta costruita la Ferrovia, i “lavoratori” cinesi iniziarono a fumare oppio e tutti si suicidarono, alcuni apparentemente tagliandosi la testa. Come direbbe James Bond: “Beh, è un bel trucco”. Devo però far notare che gli effetti del fumo di oppio sono pacifici, non violenti, e nessuno è in grado di tagliarsi la testa, impalare quella stessa testa su uno spuntone o impiccarsi con i propri capelli.

È stato lo stesso con le ferrovie sia in Canada che negli Stati Uniti, dove (come per la banca HSBC) i nomi erano scozzesi ma i soldi erano tutti ebrei, e per loro ed i loro amici migliaia e migliaia di cinesi furono rapiti e mandati in Nord America per costruire le ferrovie – dopo di che, la maggior parte fu massacrata.

Il collegamento con la pandemia del 1918 è costituito dai circa 150.000 “lavoratori” cinesi che, “volontariamente”, partirono dallo Shandong [Shantung] verso l’Europa per “collaborare” allo sforzo bellico. Già questo, di per sé, è ridicolo. I cinesi dello Shandong avevano abbastanza problemi con gli ebrei che vendevano oppio e i giapponesi che divoravano il loro paese, per preoccuparsi di una stupida guerra dall’altra parte del mondo. Quello che è successo è stato che “l’Internazionale Ebrea” si era radicata così a fondo in Cina al punto da controllare Chiang Kai-Shek e, cosa ancora più importante, T. V. Soong, formatosi a Harward e, dopo aver fondato una banca centrale di proprietà dei Rothschild, stava saccheggiando ogni centesimo dalla Cina. In mezzo a tutto questo, e con la guerra ormai diventata una realtà, Chiang e Soong furono convinti a rapire altri cinesi per usarli come schiavi e come carne da cannone per la loro guerra in Europa. Chiang assecondò, e i cittadini cinesi furono arruolati con la forza, come sempre.

Furono prima inviati in Canada, trasportati attraverso il paese fino all’Atlantico e poi spediti in Europa dove morirono quasi tutti. Questo è il problema. Gli “storici” (principalmente ebrei) hanno scoperto improvvisamente che i cinesi spediti in Canada e in Europa arrivarono non solo con i loro bagagli, ma anche con “l’influenza spagnola”, pronti a contagiare il mondo. Le prove documentali sono naturalmente inesistenti, ma i romanzi storici ebraici raramente si basano su prove. Uno storico ebreo ci dice che all’epoca la Cina soffriva di qualcosa che “doveva essere proprio” l’influenza spagnola, con almeno 150 miglia intorno alla Grande Muraglia in cui si riscontrava questa infezione. Ebbene, il clima invernale di Pechino è come tutti gli altri climi freddi del mondo, cioè con raffreddori e influenza in inverno, quindi niente di speciale qui. Ma quello che abbiamo avuto in realtà è stato un cinese al miglio zero, uno al miglio 150 e uno al miglio 300, e quindi abbiamo cinesi infetti per almeno 300 miglia.

La parte successiva ci dice che quando i cinesi “infetti” si trovavano in Canada in attesa del trasporto verso l’Europa, furono ospitati in campi di internamento “circondati da filo spinato”. Peggio ancora, durante il viaggio di 8.000 km. in treno attraverso il Canada, le loro carrozze erano chiuse a chiave per proteggerli dal “sentimento anti-cinese”. Carino. Vuol forse dire che, come nel selvaggio West americano, bande di predoni canadesi a cavallo avrebbero inseguito i treni per abbordarli e picchiare gli odiati passeggeri cinesi? Non esisteva alcun sentimento anti-cinese che giustificasse misure così assurde. I cinesi erano sì in carrozze chiuse a chiave, e per lo stesso motivo si trovavano in campi di internamento con filo spinato: così quegli ingrati schiavi rapiti non potevano fuggire.

La teoria è ulteriormente impreziosita dall’assunto che molti dei cinesi rapiti erano malati, convenientemente affetti dall’influenza spagnola e poi trasportati dalla Grande Muraglia all’Europa. Nessuna indicazione di come la malattia sia migrata a Fort Riley. E, naturalmente, la ragione per cui l’influenza spagnola non colpì la Cina fu perché tutti i cinesi erano già stati infettati e ne erano immuni.

Sono sempre stato un fan della fantascienza, ma mi viene fatto di pensare che la fantascienza medica può essere ancora più eccitante.

Oggi ci si sforza tanto – da parte degli storici ebrei – di attribuire “l’influenza spagnola” ai cinesi, quanto ci si sforza di attribuire la peste bubbonica europea ai cinesi – da parte degli stessi storici ebrei. Questo deve davvero finire, e il metodo migliore è quello di nominare e identificare tutti i responsabili. Forse è finalmente arrivato il momento che il mondo conosca la verità su molte cose.

Link: https://www.unz.com/lromanoff/the-1918-rockefeller-us-army-worldwide-pandemic/

Prima parte

Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte